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Un’opera di Pace in dono a Comiso

La parrocchia Santi Apostoli di Comiso ha ricevuto in dono un’opera dell’artista Pippo Pace.

“I sentimenti sia presenti che passati, influenzano e a volte determinano quello che è il carattere e la personalità dell’essere umano e ne orientano spesso le scelte”: con questa motivazione l’artista e maestro d’arte Pippo Pace ha donato un’opera alla Parrocchia Santi Apostoli di Comiso. E’ un omaggio a Rembrandt,un quadro che riproduce  una delle sue più alte opere pittoriche: “Il ritorno del figlio prodigo“. Con quest’opera l’artista ha voluto  riscoprire e riassaporare un sentimento antico che affonda le radici nella sua lontana  fanciullezza e adolescenza.

“Ricordo, a tal proposito,- ha detto Pace- che le lacrime di tristezza dei fedeli per il figlio che si allontanava dal Padre, si miscelavano in un tutt’uno, alle lacrime di felicità per il suo ritorno e la Chiesa dell’Annunziata, all’epoca,  era un tripudio di sospiri e fazzoletti bianchi che vedevano nel perdono incondizionato del Padre, l’epilogo tanto agognato e atteso che ridava serenità e quiete.”  L’omaggio al grande maestro, pertanto, vuole essere per l’artista solo un modesto ringraziamento.
Ammirare questa grande opera, infatti, ha permesso all’artista di fare un tuffo nel passato e gli ha dato sprone e coraggio di riproporla così come la sua sensibilità pittorica gli ha permesso di fare. “Ho voluto farne dono alla mia Parrocchia dei Santi Apostoli di Comiso- continua Pace- perché ho ritenuto fosse il luogo più adatto per le sue intrinseche caratteristiche Evangeliche.” L’opera si caratterizza fra l’altro per la difformità delle mani del padre che abbraccia il figlio. Quella destra è mano maschile e rappresenta il rigore e la forza paterna, mentre quella sinistra e più femminile e simboleggia la dolcezza materna.

Il dipinto, cm. 100 x 120, è stato realizzato con colori acrilici su supporto in legno MDF  (trattato appositamente per la durata nel tempo). L’opera originale di Rembrandt si trova nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo (Russia).

Giovannella Galliano –

Lettera aperta

Il clima di tensione che in questo periodo respira l’intera umanità ( mi riferisco naturalmente allo spettro di un’ ipotetica guerra mondiale e nucleare ) mi ha indotto a delle riflessioni e interrogativi che in un certo senso mi hanno parecchio sovrastato e frastornato. “Cosa posso fare io, nel concreto e nell’immediato, per dare un mio piccolo contributo per la risoluzione pacifica di quello che si prospetta come un conflitto “senza ritorno”?

La risposta a questa domanda mi è venuta fulminea e spontanea: NULLA ! …Non posso fare ASSOLUTAMENTE NULLA”.

Di fronte a questa resa senza condizioni, confesso che i miei sentimenti si sono subito orientati verso la frustrazione, l’impotenza e l’amarezza più assoluta.

Sono Pippo Pace, ex funzionario del Comune e per diletto e passione , dipingo nelle arti figurative da oltre cinquant’anni ( 50 anni ).

Ho conseguito oltre al titolo di Mestro d’Arte, anche quello di Maturità d’Arte Applicata .

Nei miei dipinti, soprattutto nell’ultimo ventennio, ho cercato di narrare “ora in forma più descrittiva, ora in forma più astratta”, la bellezza, l’amore e la serenità che si respira fra le strutture architetture del mio paese natale: Comiso.

Ritornando alla domanda, e rivedendo a ritroso il mio operato come pittore, confesso, che, in contrapposizione a quella risposta così netta e perentoria, mi sono sentito un po’ più sereno e comunque, meno scoraggiato.

Guardando attentamente le mie tele, forse una risposta l’avevo trovata: “Tentativi di dialogo” , ossia “Ecumenismo architettonico”.

Ho sempre ritenuto, infatti, che il dialogo aperto, rispettoso, costruttivo e senza reticenze, avrebbe contribuito positivamente alla causa di tutti i mali del mondo, siano essi politici che sociali e quindi a qualsiasi altro livello.

Non avevo esitato, infatti, a mettere insieme in alcune dei miei dipinti , elementi architettonici ispirati a “Credi religiosi ” diversi e comunque molto eterogenei fra loro :

Ci sono Cupole Cristiane che si intersecano con Pagode Buddiste , o Minareti Arabeggianti protesi verso strutture Cristiane ortodosse e così via.

Alla luce di questa “ scoperta”, per così dire, potevo ritenermi più che sereno , giacchè, sia pure nel mio piccolo, il mio modesto contributo per la nobile causa, l’avevo già dato.

Ho capito, però, che mancava ancora qualcosa per portare a compimento l’intera opera, ossia donarla alla Pagoda Buddista di Comiso, nella persona del suo Reverendo Monaco Gyosho Moroshita come segno di gratitudine.

Detto, fatto.

Quando a Moroshita gli strinsi la mano e gli diedi il dipinto “Ecumenismo architettonico” , la mia gioia fu inenarrabile e in quel piccolo- grande gesto, ho inteso stringere la mano a tutte le persone del mondo, dal più piccolo, al più potente.

Prima di congedarmi, colsi anche l’occasione per ringraziarlo di quanto aveva fatto per Comiso ai tempi dei missili Cruise, nelle vesti di pacifista non violento e l’ho esortato a continuare quella sua battaglia per la pace che ( a suo avviso ), ha nella forza della preghiera la sua arma più potente.

Durante la strada di ritorno riflettevo sulla possibilità che ognuno ha di essere messaggero di pace pur con i mezzi esigui di cui dispone e senza necessità di ricorrere a grandi manovre o strategie.

Non è affatto retorico affermare, che tante piccole gocce d’acqua riescono a formare grandi laghi ma anche infiniti oceani.

Pippo Pace